Respirazione

Più a lungo o più frequentemente?

Cosa succede quando respiro in modo profondo o meno profondo? La risposta a questa e a altre domande nel nostro contributo.

I parametri più importanti che determinano le variazioni del ritmo della respirazione sono la profondità, la frequenza, il rapporto fra la durata dell’inspirazione e quella dell’espirazione, le pause e la portata del flusso inspiratorio. Con un volume di respiri al minuto costante, la profondità e la frequenza di respirazione sono indirettamente proporzionali: se si aumenta la profondità la frequenza scende e accrescendo invece quest’ultima la respirazione diventa meno profonda.

  • Profondità di respirazione: il volume medio di 500 cc di aria inalata ad ogni atto respiratorio da un adulto in normali condizioni fisiche e a riposo determina il valore medio della profondità della respirazione. Questo valore può variare fortemente a seconda delle persone. Negli individui che respirano in modo superficiale il volume di aria inalata può scendere sino a 250 cc, mentre negli sportivi allenati può raggiungere addirittura gli 800 cc.
  • Frequenza respiratoria: normalmente, i neonati presentano un’elevata frequenza respiratoria, che può salire sino a 40 atti al minuto. Negli adulti, la frequenza più bassa è riscontrata fra gli sportivi allenati (circa 6/min), mentre i non allenati presentano valori che oscillano fra 10 e 20. In condizioni di stress, la prima categoria di persone può registrare valori sino a 30 atti al minuto e la seconda fino a 64.
  • Rapporto espirazione/inspirazione: la durata del movimento inspiratorio e di quello espiratorio è soggetta normalmente a grosse oscillazioni. Per quanto riguarda l’inspirazione sono stati calcolati tempi che variano da 1,8 a 4,6 secondi. Tempi simili con oscillazioni analoghe sono stati registrati anche per l’espirazione. Il rapporto diretto fra le due fasi è di 1,1 con oscillazioni di 0,8-1,6, assolutamente nella norma.
  • Pausa respiratoria: fra le due fasi, e più precisamente dopo l’espirazione, interviene una pausa respiratoria. Una pausa al termine dell’inspirazione di regola non è invece osservabile, eccezion fatta per il cosiddetto atto respiratorio profondo, che si manifesta raramente. Le pause espiratorie di breve durata si verificano regolarmente a riposo, si prolungano durante il sonno e possono addirittura scomparire non appena si accelera il respiro.
  • Portata del flusso inspiratorio: inspirando, la portata del flusso dell’aria raggiunge 250-380 centimetri cubi al secondo, mentre espirando i 150-280 cc/sec. La portata massima è invece di 450-600 cc/sec. durante l’inspirazione e di 300-400 cc/sec. durante l’espirazione. In media, dunque, essa è di circa il 30% più elevata durante l’inspirazione.

Dopo un’attenta valutazione delle varie forme di ritmo respiratorio si giunge alla conclusione che a riposo la condizione ottimale è rappresentata da un’ampiezza e da una frequenza medie. Durante degli sforzi, è principalmente il volume della respirazione che dovrebbe salire, mentre la frequenza dovrebbe aumentare soltanto di poco. In linea di massima, durante il lavoro la respirazione profonda e lenta (propria delle persone allenate) è considerata razionale, mentre quella superficiale con una frequenza elevata è definita irrazionale e dunque poco efficace.

Una respirazione troppo profonda e una diminuzione della frequenza compromettono l’economia della respirazione. La dilatazione crescente aumenta la resistenza dei tessuti, i muscoli respiratori si affaticano troppo per mantenere la loro prestazione e il tempo che l’aria trascorre negli alveoli supera la durata ottimale. Senza dimenticare che una respirazione profonda può pure danneggiare la circolazione cardiovascolare.