Coreografare – Seconda fase

Variazione – Spazio

Gli interpreti si muovono contemporaneamente in due spazi: lo spazio interno (o personale) e lo spazio esterno (o ambientale).

Spazio interno

Lo spazio interno (o personale) può essere definito per mezzo della tecnica dei nove punti, elaborata sulla base dell’analisi del movimento di Laban.

Questa tecnica consiste nel visualizzare lo spazio interno del danzatore immaginandolo come un cubo a tre livelli, ciascuno dei quali è diviso in nove punti, per un totale di 27 punti verso i quali può essere diretto un movimento.

 

Ad esempio:

  • Il movimento di apertura laterale del braccio può essere eseguito all’indietro, in avanti, verso l’alto, verso il basso, in una diagonale, ecc. Le possibilità sono infinite.

Spazio esterno

Lo spazio esterno (o ambientale) rappresenta il volume in cui si muove lo spazio interno, ovvero la sfera dell’interprete. Il cammino percorso nello spazio esterno indica il punto di partenza, il punto di arrivo e la posizione attuale dell’interprete.

I percorsi possibili sono infiniti e possono tutti essere rappresentati graficamente. Se ne distinguono tre tipi: le linee dritte, le linee curve e le loro combinazioni.

 

Ecco qualche proposta per intervenire sul parametro «spazio»:

  • Variare l’ampiezza dei movimenti (piccolo / grande).
  • Variare la direzione dei movimenti (in avanti / all’indietro, a destra / a sinistra).
  • Adattare i movimenti a un livello diverso (basso, medio o alto) o a un altro piano (frontale, sagittale o orizzontale).
  • Variare la traiettoria dei movimenti (lineare o circolare).
  • Variare la direzione del corpo dei danzatori (frontale o di profilo).

Filmato: Annika e Sophie apportano una variazione spaziale alla loro combinazione iniziale (v. «Creare a partire da una cornice») modificando la direzione, il livello e il piano di determinati movimenti ed eseguendoli con una diversa direzione del corpo.