Calcio

Un vivaio chiamato scuola

I docenti hanno spesso un atteggiamento critico verso questa disciplina. La popolarità di questo gioco e la sua onnipresenza ne favoriscono l’esclusione dalle palestre. Ma il calcio merita di trovare più spazio nell’insegnamento.
Il calcio trova il suo spazio anche a scuola
Il calcio trova il suo spazio anche a scuola.

Assieme ad alcune altre discipline, il calcio è sicuramente uno degli sport più popolari al mondo. Non si possono ignorare i circa 240’000 sportivi che ogni domenica si affrontano su campi regionali e comunali, in campionati organizzati dall’Associazione svizzera di football (ASF). A scuola si assiste invece ad un’altra tendenza: il calcio è quasi bandito dalle lezioni di educazione fisica. Ma per quale motivo una disciplina così coinvolgente e radicata nella società non è considerata nell’insegnamento scolastico?

La ragioni sono diverse

Come spesso capita i motivi sono molteplici e divergono da insegnante a insegnante. Nella maggior parte delle classi buona parte dei ragazzi e delle ragazze giocano già a calcio in una società sportiva. Durante la ricreazione, le pause pranzo e durante il tempo libero gli allievi si organizzano autonomamente per giocare al pallone.

Dunque è davvero indispensabile riproporre la disciplina anche durante le lezioni di ginnastica? Molti docenti, inoltre, non conoscono molto il calcio e hanno la sensazione di non possedere le conoscenze necessarie per insegnare correttamente la disciplina ai loro allievi.

I livelli di prestazione diversi sono un ostacolo?

Un altro argomento è rappresentato dalle diverse capacità di gioco all’interno di una classe. Le esperienze calcistiche che gli allievi vivono al di fuori della scuola aumentano l’eterogeneità delle predisposizioni tecniche molto di più rispetto ad altre discipline.

Il compito del docente dovrebbe essere quello di orientare le lezioni sui diversi livelli di apprendimento e diversificarle in modo tale da proporre esercizi idonei per tutti ragazzi. Per raggiungere questo obiettivo occorre informarsi e preparare coerentemente le lezioni, poiché la mole di lavoro aumenta e spesso il docente impreparato tende a «lanciare la palla», lasciando giocare liberamente i propri alunni. Questo non favorisce sicuramente l’immagine del calcio a scuola.

Ma è davvero questa realtà?

Michele Ritter, docente di educazione fisica alla Scuola Industriale & Artistica di Lugano (CSIA) e allenatore di una compagine ticinese di 2a lega, non è assolutamente d’accordo. Il gioco del calcio, secondo lui, permette di utilizzare il corpo in tutte le sue componenti. I fattori di condizione fisica vengono pienamente sollecitati e con una giusta messinscena diventa tutto più divertente e ludico.

«Dal profilo sociomotorio si tratta di una buona scuola per insegnare a gestire i conflitti e confrontarsi con il significato delle regole – molte delle quali sono già acquisite in uno sport di gruppo. Il docente dovrebbe apprendere agli allievi più abili a sfoderare un gioco più costruttivo e, al momento giusto, dovrebbe trasformarli in allenatori degli allievi meno capaci.»

In palestra è ancora meglio

Per Michele Ritter, il calcio giocato in palestra si presta maggiormente all’insegnamento scolastico.«Spesso, purtroppo, è l’ignoranza delle regole a sfavorire un’attività piuttosto che un’altra. Non tutti sanno, infatti, che nel calcetto (il calcio giocato in palestra) non sono ammesse scivolate ed entrate aggressive.»

Applicando questa regola, il gioco diventa meno fisico e più dolce, soprattutto per chi non è abituato al corpo a corpo. Non va dimenticato che molte ragazze giocano volentieri a calcio. Rispetto alla pallavolo, le basi tecniche richieste per praticare questa attività sono davvero minime. Serve unicamente adattare ogni elemento al livello degli allievi e non basarsi esclusivamente sul gioco in sé.

Il calcio come opzione

Una cosa è certa però: la scelta e la messa in pratica di adattamenti di questo tipo non facilitano il compito del docente spesso confrontato con classi eterogenee. «Come esige l’insegnamento, il docente deve esporre regole e concetti in modo chiaro. Preparare accuratamente la lezione e formare dei gruppi di lavoro idonei contribuisce ad armonizzare l’interazione fra gli allievi.»

Il calcio non è fine a sé stesso. Definirlo in questo modo sarebbe troppo semplicistico. «Dobbiamo tornare ad insegnare uno sport che in questi ultimi anni è stato praticato troppo nei cortili e sui piazzali delle scuole. Spetta ai docenti di educazione fisica il compito di elargire le conoscenze di una disciplina ormai radicata nella nostra società», conclude Ritter.